Pole pole con Laura, in cima al Kilimangiaro

Un’esperienza difficile da descrivere, e che solo vivendola si può capire.
Laura è una Tour Leader di Adventure Overland e prepara molti viaggi tra quelli che trovi su questo sito. Unisciti a lei in uno dei prossimi gruppi in partenza, e scoprite il mondo insieme!

Laura ha partecipato al viaggio Tanzania: scalare il Kilimanjaro – salita Via Machame

Giorno 1

mi unisco al resto del gruppo all’aeroporto di Venezia. È un bel gruppo allegro e coeso anche se non tutti si conoscono. Il volo per Istanbul parte puntuale e tutto va per il meglio. Ad istanbul invece il volo per JRO è in ritardo, inizialmente di 30 minuti, poi il ritardo continua ad aumentare fino ad arrivare a 2 ore con cambi di gate continui. Alla fine finalmente si parte e dopo lo scalo tecnico a Zanzibar, dove fortunatamente non ci fanno scendere, arriviamo al Kilimanjaro. La vista dall’oblò è spettacolare, soprattutto per chi è seduto a destra, da dove si vede una splendida alba e poi il Mt Kilimanjaro. Io seduta a sinistra (posto A) vedo invece subito il Mt Meru (4560m) poi, grazie ad una virata per prepararsi all’atterraggio, per qualche secondo, prima di entrare tra le nuvole, vedo la vetta del Kili. Le procedure doganali sono veloci e si deve solo completare solo un modulo di dichiarazione di entrata, lasciare impronte digitali e foto. Una rappresentante della Zara ci accoglie, ritiriamo i bagagli che, vista la dimensione dell’aeroporto, sono già li ad aspettarci e usciamo dall’aeroporto dove ci aspetta il nostro minibus. I borsoni sono caricati sul tetto e legati con una corda alle benemeglio, e finalmente si va. L’andatura è tranquilla, la strada non è trafficata di auto, ma lungo il ciglio ci sono parecchie persone a piedi o in bici che trasportano di tutto, bambini alcuni in colorate divise scolastiche e donne, negozietti di ogni genere e tanto movimento, abbiamo così un primo assaggio di vita quotidiana. Per arrivare all’hotel si attraversa anche Moshi, passando lungo il mercato cittadino che brulica di gente e di colori. Finalmente allo Springland hotel dove l’accoglienza è stata bellissima e calda, con un briefing generale tenuto dalla Chief Guide Teophil per dirci come saranno i 7 giorni che ci aspettano ed una bella colazione. Al termine riposo per tutti fino all’ora di cena. Il ristorante dove si consuma colazione, pranzo e cena è all’aperto e self service.

Giorno 2
Sveglia alle 6.30, prepariamo i bagagli e colazione. Prendiamo le ultime cose necessarie per il trekking al negozio (una borraccia 8us$ – servono infatti borracce per un totale di 3 lt a persona, un sacco di plastica giallo dove mettere i borsoni da dare ai portatori 4us$ e prendere la cassetta di sicurezza dove lasciare documenti e soldi – cassetta piccola 7$) Il cielo è terso questa mattina e finalmente, dalla strada davanti all’hotel vediamo il Kilimanjaro completamente sgombro dalle nuvole. Mentre caricano i nostri bagagli sempre rigorosamente sul tetto, abbiamo quindi il tempo di fare le prime foto di rito. Alle 8.30/45 partiamo verso il Machame Gate. Dopo aver attraversato Moshi e ripreso la stessa strada per l’aeroporto, dopo circa 25 minuti, prendiamo una strada più stretta a destra. Lungo questa strada si incontrano piccole comunità con scuole, negozi e palme da banane verdi a perdita d’occio. Dopo circa 1 ora complessiva di strada, poco prima delle 10 arriviamo al Gate. La procedura è però piuttosto lunga: ognuno si deve registrare e si deve organizzare la distribuzione dei bagagli e di tutta l’attrezzatura che servirà nei prossimi giorni tra i portatori. Per il tutto ci vogliono più di 2 ore. All’arrivo ci hanno dato una lunch box che teoricamente dovevamo mangiare lungo la salita ma già prima di partire la maggior parte di noi ha almeno divorato per più di metà Alle 12.20 si parte. Al momento abbiamo due guide, una in testa al gruppo ed una in coda. Tutta la camminata di oggi sarà sotto la foresta pluviale. Sono 11km complessivi che si fanno in 5 ore circa. Ogni circa 1 ora abbiamo una sosta per bere e mangiare qualche cosa. La salita non è mai eccessivamente ripida anche se sempre continua e su un terreno di terra battuta piuttosto ampio. Quello che ci colpisce e il fatto di non sentire rumori di animali (in particolare uccelli) e quando oramai avevamo perso le speranze di vedere qualche forma di vita di qualsiasi genere, vediamo 2 scimmie del tipo bianco/nero (tutte nere con una sorta di lunga criniera che corre anche lungo tutta la schiena, fino a diventare una folta e lunga coda bianca). La foresta è veramente folta e ci sono alberi dalle forme più strane ricoperti, spesso, di un muschio dal verde intenso. Finalmente alle 17.30 circa siamo al Machame camp 2835m. All’arrivo ci si registra singolarmente. Il nostro campo è costituito da 11 tende arancioni dove ci sistemiamo, 3 tende per i bagni ed una tenda per la mensa. C’è aria di festa ed il morale è alto, veniamo accolti con tè e pop corn. dopo esserci sistemati nelle tende si cena e poi ci controllano i valori di battito cardiaco e saturazione del sangue prima di andare a letto.

Giorno 3
Alle 6.30 ci vengono a svegliare portandoci una tazza di tè. Sistemiamo i borsoni e alle 7.15 colazione. Alle 8 siamo tutti pronti per partire. Il sentiero diventa più roccioso e la foresta si fa via via meno fitta mano a mano che saliamo. Anche oggi si sale sempre in maniera piuttosto graduale; qualche punto è leggermente più ripido, ma tutto molto fattibile. Fino allo Shira Cave camp (3750m) sono 5km che si fanno in circa 6 ore di cammino. Anche oggi il sole ci accompagna per buona parte della camminata, tranne oltre la metà quando inizia ad arrivare la nebbia. Il paesaggio è sempre più particolare fatto di roccia ed alberi “con la barba”. Arriviamo al campo per il pranzo, alle 13.30 circa e poi abbiamo qualche ora di riposo. Alle 16.00 con le guide facciamo una breve camminata di acclimatamento di circa 1 ora e ½. Dopo cena, come tutte le sere, controllo dei parametri e dello stato generale di salute di ognuno di noi, prima di andare a dormire.

Giorno 4
Anche oggi sveglia alle 6.30. sempre verso le 8.00 siamo pronti per partire verso il Barranco Camp: 10km indicativamente 6 ore. Questa è una giornata importantissima che metterà a dura prova diversi di noi. Per arrivare al Barranco camp infatti si deve passare per Lava Tower ad oltre 4600m, la stessa altezza alla quale dormiremo la notte della vetta. Il sentiero è roccioso e sale, per la prima parte, come i giorni precedenti, abbastanza gradatamente, ma l’ultimo tratto per la Lava Tower è invece piuttosto ripido. Qui fortunatamente ci aspetta un bel pasto caldo fatto di una buonissima zuppa; ma qui iniziano i primi malesseri di alcuni con nausea e mal di testa. Io al momento ne sono esente. Dopo pranzo si parte per il campo. Il percorso è tutto in discesa, inizialmente piuttosto ripida e di roccia, poi il percorso diventa di terra e ghiaia, con una discesa meno ripida e di nuovo un po’ di vegetezione che nel frattempo era sparita salendo verso Lava Tower. Arriviamo al campo, qualcuno continua a stare male, nonostante siamo scesi nuovamente sotto i 4000m. come tutti i giorni, ccoglienza con tè e pop corn e poi cena, controllo medico e nanna.

Giorno 5
La sveglia oggi è più tardi del solito – alle 7.30 – perché il percorso non è lunghissimo – solo 6 km che si fanno in circa 4 ore. La parte più dura l’affrontiamo subito dopo la colazione alla partenza, quando alle 9 partiamo infatti ci aspetta il Barranco Wall o Breakfast wall (proprio perché si fa la mattina subito dopo colazione). Qui i bastoncini vengono messi via perché in diversi punti serve l’aiuto delle mani per aggrapparsi. Alla fine di questo muro di roccia si arriva ad un pianoro a circa 4200mt; per oggi questa sarà l’altitudine maggiore che toccheremo. Da qui infatti si scende verso il Karanga Camp. La prima parte di discesa è abbastanza ripida in alcuni tratti, poi si sale leggermente, quindi inizia una discesa molto ripida e polverosa che ci porta fino in fondo alla valle. Da qui sforzo finale per risalire al campo. L’arrivo è per le 13.30 circa; ci accolgono con un ottimo pranzo e poi abbiamo tutto il tempo per riposarci fino a cena. Ci fanno un brief per la giornata successiva che è quella prima del fatidico giorno che dovrebbe portarci tutti alla vetta.

Giorno 6
Sveglia alle 6.30, purtroppo uno di noi (Paolo) continua a non stare bene, tosse e grossa difficoltà a respirare, per cui lo staff decide che deve tornare a Moshi. Oggi la camminata è breve ma ci porterà a 4600m, quindi è indispensabile essere in buone condizioni di salute. Paolo insiste per voler venire con noi al campo base ma dopo circa 1 ora di camminata sarà costretto a rientrare accompagnato da una delle guide e da un portatore. L’umore del gruppo che fino a ieri, nonostante qualche acciacco e malesseri quotidiani da parte di qualche componente, era stato sempre alto, dopo questa cosa non è dei migliori, ma purtroppo non ci sono alternative. Si sale su un percorso di sassi e terra con alcuni brevissimi tratti di roccia dove è necessario aituarsi leggermente con le mani. Alle 12.30 arriviamo al campo base Barafu (4673m), solita registrazione e un po’ di relax prima di pranzo. La vegetazione, oramai già dal Karanga, è praticamente inesistente, solo sassi, roccia e terra con qualche cespuglio qua e là. Dopo pranzo ancora riposo, alle 17.30 ci verranno a chiamare per la cena ed il briefing finale.

Giorno 7
Allo scoccare della mezzanotte (tra l’11 ed il 12) siamo già pronti per partire. Oggi è il grande giorno: quello della vetta. Dopo una frugale colazione con tè e qualche biscotto, in fila indiana, torcia in testa, si parte. Difficile capire il percorso, la vista non va al di la di un metro davanti ai nostri piedi. È comunque una salita continua a tratti piuttosto ripida a tratti anche quasi piana, di ghiaia e a volte roccia. Si fa una sosta ogni ora; è piuttosto freddo e c’è vento; difficile tenere calde le mani se non si ha lo scaldamani. Le soste sono brevissime, qualche minuto (4-5 al massimo); il tempo di bere qualche sorso e forse di mangiare un morso di barretta se la nausea te lo permette. Dalla seconda pausa, quindi verso le 2, le guide iniziano a cantare per tenere il morale del gruppo alto e soprattutto per evitare che ci addormentiamo. Io verso i 5200m inizia ad avere la nausea e non riesco ne a mangiare ne tantomeno a bere e questo so già che è un grosso errore. Oltre a me anche altre persone iniziano a sentire la fatica con il sonno che cerca di prendere il sopravvento. Le guide ci esortano a non addormentarci ma è dura; comunque si continua al ritmo di 1 ora di cammino e 5 minuti di break. Ad un certo punto, al nostro passaggio, una guida ci spegne la lampada frontale, sono quasi le 6 del mattino, non manca tantissimo a stella point ed alla nostra destra inizia ad alberggiare. Sotto di noi uno strato di nuvole bianche, poi il rosso dell’alba e poi l’azzurro del cielo. Uno spettacolo bellissimo, peccato non averlo potuto godere appieno per la nausea, la spossatezza ed il sonno. Assistiamo al sorgere del sole da stella point, io a quel punto mi ritengo soddisfatta e vorrei tornare indietro ma Teophil mi obbliga a proseguire. Fino a Uhuru Peak sono circa 45 minuti di camminata. A fatica procedo, il paesaggio è spettacolare, con file ondulate di ghiaccio fino ad arrivare alla sommità – 5894 m. l’emozione è unica anche perché tutto il gruppo è riuscito ad arrivare. Io, e non solo io, piango per l’emozione (?), perché pensavo di non farcela ed invece sono li, c’è chi ride, ci si abbraccia e ci si bacia. Il momento è bellissimo e rimarrà per sempre nella mia mente. Facciamo le foto di rito e poi velocemente inizia la discesa lungo un percorso di ghiaia e roccia fino al Barafu camp dove abbiamo tempo per fare un riposino di 1 ora prima del pranzo. Si riparte quindi verso Mweka camp, altri 1600m di dislivello dopo i 1200m già fatti. Il percorso è su un sentiero molto polveroso di terra e sassi per la prima metà, con un paesaggio compeltamente arido e brullo. Poi, mano a mano che si scende, iniziano gli alberi ed il percorso si fa di pietra e gradoni. La stanchezza è tanta ed il campo non arriva mai. Sicuramente è la giornata più impegnativa di tutta la settimana. Si arriva al campo verso le 17, un po’ di tempo per riposarsi e poi cena e nanna.

Giorno 8
Questa mattina speravamo un po’ di tempo per dormire più del solito dal momento che il gate si trova a circa 3 ore dal campo, invece la sveglia sarà anche prima del solito, alle 6 così che per le 7 siamo già in cammino. La camminata è tutta sotto la foresta, quindi all’ombra e su un terreno di terra umida, quindi niente polvere come il giorno precedente. Si scende in maniera graduale, ogni tanto le radici e le rocce rendono alcuni tratti più faticosi, ma il resto è facile ed a gradoni, e quando non ci pensavamo più, ecco su un albero che vediamo un bel gruppo di 9 scimmie bianco/nere in posa proprio per noi!! Arriviamo al gate per le 11, si firma il registro dell’uscita e si percorre un tratto di strada a piedi fino a dove può arrivare il bus. Lungo la strada vediamo case/baracche con la gente che vive li, con tutti i bambini che ci salutano al passaggio e ci chiedono cioccolata. Ognuno di noi gli regala le barrette che ci sono rimaste in tasca e loro sono al settimo cielo. Prima di partire per l’hotel sosta in un negozio di souvenirs per qualche acquisto. Alle 13 siamo di nuovo in hotel. La priorità di tutti è una doccia, poi si raccolgono le mance (alla fine la guida ci chiede 300$) si pranza e inizia la festa per consegna degli attestati con canti e balli delle nostre guide. Finalmente poi in camera per dormire in un letto.

Giorno 9
La giornata è completamente libera, il nostro volo infatti parte alle 6 del 15. Il gruppo si organizza con una delle guide per andare a visitare Moshi e pranzare in un ristorante in città. La visita di Moshi in realtà non offre niente di che a parte un immenso e colorato mercato con prodotti di ogni genere, ma soprattutto frutta e verdura di una varietà mai vista.

Giorno 10
Si rientra in Italia e si rientra non come da un viaggio normale. Questo non lo si può considerare un viaggio né tanto meno una vacanza. È strano e difficile da descrivere lo spirito con il quale si rientra.

Cosa mi porto dentro da questa mia prima esperienza sul Kilimanjaro via Wisky route.
Sicuramente la bellezza del paesaggio, lo splendore dei tramonti, l’ambiente che cambia mano a mano che si sale, il cibo vario e saporito, i portatori vestiti alla bene-meglio sempre sorridenti che ti salutano quando l’incontri lungo la via e che passano le ore al campo a chiacchierare e ridere tra loro, anche quando vorresti riposare ed hai bisogno di riposare, loro sembra non ne abbiano mai bisogno. La scomodità di dormire in tenda, l’impossibilità di lavarsi se non mani e faccia, la polvere che si respira, la ricerca di un posto dove fare pipì, gli Hakuna Matata, i pole pole, i karibù, i jambo ed i mambo poa. Il freddo la notte che ti costringe a dormire con il cappello e la testa nascosta dentro il sacco a pelo, i litri di acqua da bere ogni giorno, ogni giorno qualcuno del gruppo che sta male, le chiacchiere durante i pasti, il cielo stellato come non l’avevo mai visto, l’alba a stella point, nel momento più difficile della salita, che ti ripaga di una lunga, fredda e dura notte, il canto delle guide ad oltre 5000mt nel buio. Il dispiacere del gruppo nel momento in cui uno di noi è costretto a tornare indietro per la difficoltà a respirare e la grande gioia, le lacrime, gli abbracci quando si arriva lassù, sul tetto dell’africa, con le mani gelate, la nausea, senza rendersi neanche conto di come ci si è arrivati. Un’esperienza che è difficile descrivere, che solo vivendola si può capire. Un’esperienza sicuramente non per tutti, bisogna volerla fare, bisogna essere consapevoli delle difficoltà e delle scomodità a cui si andrà incontro, bisogna saperle vivere, sapersi adattare, non avere pregiudizi ed una grande dose di volontà oltre che allenamento fisico. Se hai tutto questo le scomodità e le difficoltà si dissolvono in un attimo Un’esperienza secondo me da affrontare non da soli, se non si vuole che tutto diventi più difficile. In gruppo ci si aiuta a vicenda, ci si tira su di morale, ci si diverte si ride e si scherza nelle pause, si condividono i momenti duri e tutto, alla fine, diventa incredibilmente fattibile.

POLE POLE… un passo lento, a volte per noi inspiegabile che a qualcuno potrebbe anche irritare…ma seguitelo questo ritmo, vi ci abituerete, vi piacerà, vi permetterà di godervi il paesaggio, di non faticare mai, di arrivare al campo mai stanchi (o quasi mai stanchi), di pensare, di prendere consapevolezza di quello che state vivendo. Andate con calma e vivete ogni istante, godetevi ogni singolo passo…imparate dalle vostre guide e dal loro stile di vita…nessuna fretta, sorridendo!

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